lunedì 27 novembre 2023

La "cura" scolastica è la comprensione efficace del disabile a scuola

Il primo trauma che affrontano solitamente le famiglie con bambini disabili, soprattutto quelle che hanno diagnosi di autismo per i loro figli, è il grave distacco relazionale con la loro creatura. Quel bambino amato, desiderato, pensato e voluto che non riesce a comunicare con noi come vorremmo, che pensa e si comporta come non ci aspetteremmo mai, che vive separatamente da noi quando ancora è troppo piccolo. Questi sono i primi segnali che mandano in tilt una famiglia. Si cade letteralmente nel baratro, concentrandosi sulla colpa, sui motivi della disgrazia, sulle possibilità dell’errore, e la solitudine avviluppa sempre di più. Incomprensioni familiari, parentali, amicali. Poi qualcuno va via, spesso il padre che è l’elemento più debole della coppia. E poi?
I rimorsi, le speranze, le attese, ...ma questa è la vita e chi rimane vivo deve combattere.
Nel caso della nostra famiglia, invece, la condizione di disabilità di nostro figlio Luca ha rinforzato il nostro legame per affrontare la nuova sfida.
La fase dello stravolgimento e di un eventuale riassetto familiare avvengono solitamente poco prima dell’ingresso alla scuola dell’infanzia, poiché l’esordio del disturbo avviene intorno a quell’età.

I genitori dunque che si affacciano al primo segmento scolastico, sono già “in guerra” contro l’autismo del proprio figlio e contro tutti coloro che fraintendono la cura per iperprotezione o pretendono ascolto volendo rimanere ignoranti.
La resistenza alle avversità ed ai cambiamenti in genere, costituiscono la palestra quotidiana per le famiglie con autismo, e quivi si allenano per combattere la battaglia più cruenta: la vita.
Il modo più efficace per combattere è l’informazione, lo studio, l’applicazione, l’osservazione. Molti tra questi genitori diventano veri e propri esperti dell’autismo del proprio figliuolo, con una conoscenza degli atteggiamenti, dei comportamenti, del linguaggio del proprio figlio assolutamente profonda e precisa.
E' essenziale dunque potenziare la famiglia, come indicato per altro dalla 1^Raccomandazione dell'ISS (Istituto Superiore di Sanità) nelle sue Linee Guida n. 21 sull'autismo, per entrare in contatto ed operare correttamente con il proprio figlio.
Potenziarsi significa dunque, non solo studiare la generalità dei casi in letteratura e le caratteristiche generali della sindrome, ma applicare tutto ciò alla peculiarità della propria famiglia.

giovedì 16 novembre 2023

La caduta della scuola italiana descritta dall'avv. Elisabetta Frezza

 La caduta della civiltà è senz'altro causata dall'abdicazione della scuola al suo compito.

Una fotografia chiara e "ad altissima definizione" della scuola italiana di oggi si può vedere n questi due interventi dell'avv. Elisabetta Frezza. La scuola Italiana di oggi responsabile della caduta della civiltà cattolica italiana.

venerdì 10 novembre 2023

La scuola efficace non può essere democratica ed al centro deve riposizionare il Maestro.

Le pedagogie diffuse dal dopoguerra si ponevano l'obiettivo di migliorare la vita sociale delle future generazioni generalizzando l'idea malsana di rendere assolutamente "democratico" tutto, persino la scuola. Il promesso miglioramento culturale e l'avanzamento delle relazioni sociali in Italia però, non solo non sono stati prodotti ma, dopo 50 anni, sono evidenti invece un degrado generale culturale e sociale persistenti. La miriade di "progetti" di miglioramento delle "soft skills" (comportamenti sociali attesi) in tutti gli ambiti sociali, certificano il fallimento delle pedagogie sociali di stampo democratico del dopoguerra.
E' ormai evidente che la forzatura democratica di alcune istituzioni, come la scuola appunto, getti la società nel caos. La pedagogia nata nel dopoguerra su questi presupposti, ed oggi largamente impiegata, ha fallito. Tuttavia non vi è stato, da parte sua, ancora alcun ravvedimento, ne un manifesto j'accuse della classe docente. Come mai? Siamo certi che gli insegnanti ne siano consapevoli, oppure vivono in una bolla che li mantiene apparentemente a galla senza particolare fatica? Hanno coscienza del ruolo e della funzione primaria che ricoprono? Ho già scritto QUI sul fatto che nessuno ancora abbia il coraggio di parlarne.

venerdì 3 novembre 2023

Famiglia e scuola: separate nell'educazione del bambino

Molti genitori si lamentano della scuola per i più svariati motivi, ma rimangono inascoltati.
Secondo l'analisi critica dei pedagogisti italiani, sembra che vada tutto benissimo. Com’è possibile questa discrasia?
Ancora. Si parla di fabbricati inadeguati, scarsità di organico e mezzi..., ma è davvero questo il motivo per cui la scuola pubblica non funziona?
Così come è incomprensibile il silenzio dei pedagogisti, altrettanto lo è la mancanza di analisi critica, da parte loro, sulle didattiche impiegate nella scuola pubblica italiana. Essi sembrano invece più propensi a giustificare il triste periodo che sta vivendo la scuola, con congiunture economiche, sociali, strutturali più o meno felici.
Quel che osservo è che troppo spesso lo slogan della “libertà educativa” ha assunto il significato più concreto di “non mettiamo in discussione l’educazione corrente”.
La storia della pedagogia ci ha offerto numerosi maestri di diversa ispirazione, eppure certe scuole di pensiero sono state totalmente abbandonate prediligendone esclusivamente altre. Questo è stato un grave errore che ha fatto la scuola italiana che si è volontariamente privata e depauperata di un inestimabile tesoro didattico, pedagogico, educativo.
Inoltre mi chiedo quale sia oggi il rapporto tra le due principali agenzie educative: nell’ordine la famiglia e la scuola.
La spiegazione della disarmonia tra queste due istituzioni ritengo sia da individuarsi nel voluto e ricercato scollamento tra le due.
Se negli anni 50 famiglia e scuola concordavano sui valori educativi e morali da insegnare ai fanciulli pur rimanendo ognuna nel proprio ruolo, oggi assistiamo a sistemi “educativi” dissonanti: da una parte la scuola attenta alla burocrazia, ai progetti, alle nuove didattiche, alle nuove politiche, alla conservazione di uno standard qualitativamente sempre più scadente, dall’altra la famiglia che cerca nella scuola un parcheggio, gratuito o a pagamento che sia, purché custodito e senza grattacapi. Laddove le domande dell’una non incontrano le risposte attese dell’altra, assistiamo ad un corto circuito della macchina, cioè del bambino. E allora ecco emergere un’inflazione sempre più considerevole di “certificazioni” di disturbi dell’apprendimento, disturbi dell’attenzione e così via.
Ed è qui che entra in scena una nuova figura nella scuola, quella dello psicologo, che invece di rilevare le discrepanze tra i due sistemi educativi, ravvisa invece diagnosi sempre più raffinate, obbligando bambini ed insegnanti a seguire la strada del PDP.

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