L'intervista di Matteo Orlando a Maria Chiara Nordio

“Mettere al centro il bambino soddisfa pienamente i criteri del Nuovo Umanesimo cancellando Dio e la Verità”. Ne è convinta Maria Chiara Nordio, trevigiana, insegnante di scuola primaria e certificata presso la Krasnoyarsk University in percezione sensoriale nello Spettro Autistico, l’istituto diretto dalla dottoressa Olga Bogdashina, presidente della Autism Society dell’Ucraina.
La Nordio, sposata con il giornalista Nicola Pasqualato e madre di due figli (di cui uno nato con Disordine della Spettro Autistico) si è laureata in Scienze dell’Educazione all’Università degli Studi di Padova ed è autrice del saggio Benedetta Scuola, sulla povertà educativa dell’offerta formativa pubblica della scuola di oggi. Ha scritto anche le favole “Mamma e papà, il segreto della felicità” e “Bentornato piccolo mio” e il romanzo “Il Papa Muto”.
La Nordio, attraverso l’aiuto dell’avvocato Gianfranco Amato, uno degli organizzatori del Family Day, del giornalista Matteo Castagna e di altri supporter, ha lanciato la Scuola San Benedetto, una scuola fisica a tutti gli effetti (solo ora in situazione di emergenza si configura come homeschooling), con un insegnante e con un massimo di 10 bambini. Al suo interno trovano posto tutti i bambini, unico discrimine: essere cattolici.

Informazione Cattolica l’ha intervistata.

Dottoressa Nordio lei ha fondato una scuola parentale molto particolare. C’è ne può parlare?

“Anzitutto il motivo per cui nasce è dovuto alla povertà educativa della scuola di oggi e per rispondere ai genitori che chiedono un ricco programma cattolico, legato alla storia ed alle radici della nostra terra. La tipologia di scuola parentale che propongo non è una scuola a distanza, ove la maestra si collega on line con gli alunni, bensì consiste nella trasmissione della didattica quotidiana ai genitori/maestri. Sono loro che, avvalendosi dell’istituto giuridico della Scuola Parentale, le impartiscono direttamente ai propri figli. La scuola fisica, invece, nascerà non appena dei genitori determinati ad applicare la mia didattica si aggregheranno e la adotteranno. Le classi prevedono un massimo di dieci alunni, considerata l’eventuale presenza di un bambino disabile, e sono dirette da un insegnante debitamente formato. La scuola inizia ad ottobre e termina a maggio. La frequenza è di cinque giorni la settimana. Non sono previsti compiti per casa. Le lezioni iniziano sempre con il catechismo. L’insegnamento della seconda lingua (dialetto o lingua locale) è introdotto dalla classe prima. L’insegnamento della lingua latina in classe quinta”.

Perché così pochi alunni?

“L’esiguo numero di alunni per classe favorisce, da parte dell’insegnante, un miglior monitoraggio della docenza ma soprattutto una miglior cura che sostanzia l’intera opera scolastica. Da parte dei fanciulli una minore concentrazione numerica in classe favorisce un apprendimento più efficace mentre nelle relazioni sociali aiuta a creare ed a mantenere relazioni amicali vere e profonde. Un altro vantaggio di questa scuola, è che rispetta il bambino in tutte le fasi cognitive e fisiche. Il maestro spiega ciò che è realmente comprensibile ed adatto all’età, e per farlo appoggia e basa la sua didattica sugli unici testi che difendevano questa impostazione, mi riferisco ai libri scolastici degli anni ‘50. Lo scolaro, dal canto suo, avrà il minimo necessario come materiale scolastico: libro di lettura, sussidiario e… cari vecchi ‘quadernetti'”.

Immagino l’avranno accusata di desiderare una scuola vecchia?

“Non è una scuola vecchia, e non è nemmeno una scuola che guarda al passato. E’ piuttosto una scuola che recepisce la didattica dalle radici e poi la attualizza, laddove necessario, senza modificarne però la bontà pedagogica. Essa si inserisce altresì nel progetto dell’ormai famosa ‘Opzione Benedetto’. Proporre dunque fin dai primi cicli scolastici la ‘Regola’ benedettina, ci può già far immaginare una società diversa che riconosce Dio al centro della vita umana e Gesù come unico maestro. Perché scegliere questa scuola. Ci sono motivi religiosi primariamente, ma anche educativi, sociali, identitari”.

Quali sono, in sintesi, i capisaldi della sua offerta formativa?

“Sostanzialmente tre. Innanzitutto ripristinare la Regalità Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo: primo Maestro. Infatti, ora come allora, il maestro, con il proprio comportamento, il linguaggio, lo stile di vita e la fede nel Padre, è esempio per i suoi alunni. In secondo luogo la necessità di non sopprimere la trasmissione storica, culturale, linguistica, valoriale e patriottica. L’insegnamento della seconda lingua, che nella scuola San Benedetto, è il dialetto o lingua locale ne conferma l’intenzione. Infine il ripristino del patrimonio cristiano cattolico attraverso l’insegnamento della lingua latina nella classe quinta”.

Come giudica l’offerta formativa delle scuole pubbliche?

“L’offerta formativa delle scuola pubblica di oggi, e qui mi riferisco alle Indicazioni Nazionali ed ai libri di testo in circolazione, non già ai singoli docenti, è, a mio avviso, davvero povera. Essa trae origine dall’ideologia del ‘bambino competente’, concetto elaborato da Maria Montessori e sviluppato nell’altro concetto di ‘Il cento c’è’ da Loris Malaguzzi. Questo approccio ha riportato la scuola ad una “concezione tolemaica” rifiutando la rivoluzione copernicana che poneva correttamente al centro il sole, cioè Dio nel nostro caso. In concreto, mettere al centro il bambino soddisfa pienamente i criteri del Nuovo Umanesimo cancellando Dio e la Verità”.

In che senso?

“La presunta competenza di cui sarebbe portatore il bambino si pone in contrasto con il ruolo del maestro, favorendo quindi didattiche non più trasmissive della conoscenza bensì variabili, instabili, autocefale ed in continuo divenire. Aggiungo che oggi il bambino è esclusivamente oggetto di diritti e non più soggetto a doveri, al punto tale che la promozione è sempre garantita mentre la bocciatura non viene più contemplata. Per tentare di sanare questa evidente contraddizione, il sistema ha persino introdotto la completa autodeterminazione dell’alunno attraverso l’autoeducazione (flipped classroom o cooperative learning) e dell’autovalutazione, già a partire dalle prime classi della scuola dell’Infanzia. Mi chiedo quale sia la funzione della scuola e del maestro. Di conseguenza anche i libri di testo sono perfettamente allineati a questa nuova ideologia: letture diseducative, assenza di stimoli al pensiero critico, esercizi sotto forma di test o quiz, promozione alla trasgressione delle regole, demolizione degli archetipi necessari alla stabilità psicologica dei fanciulli, alterazioni ed omissioni storiche, propaganda della moda dei tempi, scientismo e sincretismo religioso. Per instillare nelle menti dei bambini la confusione al posto della verità, il vecchio libro di lettura ed il sussidiario sono stati rimpiazzati da testi superficiali e dannosi. In nessun caso si scende sotto i 7 libri per classe, arrivando fino anche a 10. Ma questo numero risulta ancora insufficiente se l’insegnante deve ricorrere quotidianamente alla distribuzione di fotocopie da colorare, ritagliare ed incollare in sostituzione della spiegazione del maestro alla lavagna, ricopiata sul quaderno dall’alunno. Mi chiedo come possa raggiungere l’autonomia, la competenza e la conoscenza un bambino privato della spiegazione del maestro e la trascrizione di quanto appreso sul quaderno”. 

Come si può fare scuola ai tempi del coronavirus?

“La chiusura degli edifici scolastici e l’avvio della scuola a distanza ha coinvolto nelle didattiche inevitabilmente l’intera famiglia. Questa situazione ha stimolato alcuni genitori a ridiscutere il ruolo del maestro e decidere di impegnarsi in prima persona come maestri, consapevoli tuttavia di non possederne le conoscenze. E qui entro in gioco io, preparando settimanalmente le lezioni quotidiane che i genitori devono svolgere ogni giorno con i loro figli. Il tutto è supportato da materiale da stampare, video tutorial esplicativi ed un webinar in diretta per rispondere a tutte le domande”.

Dottoressa come valuta i giovani di oggi dal punto di vista valoriale?

“I frutti si valutano da come sono gli alberi. I giovani adottano i valori impartiti dai genitori, pertanto se dilagano violenza minorile, bullismo, divertimenti diseducativi, disinteresse alla partecipazione della vita politica, possiamo azzardare delle ipotesi: – i principi trasmessi dalla famiglia non erano propriamente educativi; – nonostante il grande impegno e la grande fatica spesa dai genitori, i giovani hanno poi proseguito imboccando strade sbagliate; – la diffusa devianza giovanile è riuscita in modo subdolo a traviare anche le anime più pure. Ritengo che attualmente la nostra popolazione giovanile rientri in ognuna delle tre sfortunate categorie. Noi, mi permetto di dire, dovremmo innanzitutto lavorare sulla prima ipotesi, ristabilendo nelle famiglie, i veri valori cristiano-cattolici, perché solo così avverrà una trasmissione sana degli stessi. Immediatamente dopo che i genitori hanno dimostrato la bontà dei valori impartiti alla loro prole, solo allora potremo avere fiducia anche sui ragazzi e potremo essere al loro fianco. In tal modo inizierà a formarsi una comunità di giovani sempre più salda e forte, come baluardo, da possibili insidie”.

Chi supporterà i genitori in questo delicato lavoro? 

“Cento anni fa, avremmo detto la Chiesa e la scuola, oggi vacillano entrambe, e la famiglia si ritrova sola, con figli allevati da mamma tv, zio Youtube ed i cugini social. Il pericolo insidioso in cui quotidianamente incorrono i nostri giovani è inimmaginabile ed incommensurabile e noi, intrappolati nel conformismo, non troviamo la forza di allontanarli”.

Dov’è finita l’autorità degli adulti? E’ questione di ignavia o di incapacità?

“Messi di fronte ai pericoli che derivano dalle nuove tecnologie, spesso i genitori sembrano non accorgersi dei messaggi gravemente diseducativi che assorbono i giovani, e volgono lo sguardo salvo poi rimanere sconcertati di fronte all’ultimo video-bullo dove i protagonisti sono proprio i loro figli. Sappiano, questi genitori che in ognuno di questi casi essi contribuiscono dolosamente alla diseducazione dei loro ragazzi. Ed ora, a costo di sembrare anacronistica o nostalgica, le dirò che a cappello di tutto quanto suddetto, è indispensabile il rigore. E quando dico rigore lo estendo ad ogni ambito. Se lo intendiamo come “forma mentis” che progressivamente orienta anche il comportamento, il rigore sarà parte di noi, come modo di pensare e di agire. Dunque nessuna limitazione di libertà, se qualcuno si fosse già allarmato”.

Qualche spiraglio di ottimismo?

“Sì, certamente, ritrovare la centralità di nostro Signore Gesù Cristo ed operare secondo la Sua volontà con la fede dei figli. Pensare di essere al centro dell’universo, assecondando l’ideologia del Nuovo Umanesimo, ci distanzierà dalla Verità, conducendoci ad una situazione di continua incertezza, insoddisfazione, depressione, infelicità, paura, superficialità, ….che poi, a ben guardare, non sono altro che lo specchio dell’odierna situazione giovanile”.

Parlando della pratica religiosa di bimbi e giovani, che idea si è fatta?

“Se la pratica religiosa avesse seguito pedissequamente il catechismo di San Pio X, sicuramente non saremmo arrivati a questo punto. Si tratta di precetti semplici, comprensibili e facilmente attuabili, anche in un mondo che ha perduto il contatto con la realtà. L’obiettivo è sempre quello di iniziare quando i bambini sono piccoli perché con la loro semplicità e gioia sappiano contagiare chi non ha né fede né valori e vive al centro di un relativismo senza uscita”.

Come vive quotidianamente la sua fede?

“Con serenità e pratica. La fede in Dio indirizza le azioni della mia giornata, e l’amore incondizionato per la Sua volontà orienta il mio pensiero che rimane gioioso e spensierato dal mattino alla sera. Tutto ciò ha ovviamente delle ricadute positive su tutta la famiglia che a sua volta impara la bontà del catechismo e lo applica alla sua vita, nonostante la nostra sia una famiglia con autismo, cioè con un bambino autistico grave. I buoni precetti della religione cattolica costituiscono per lui un fattore di coesione e relazione abilitante, dunque si crea una sorta di circolo pedagogico familiare che si autoalimenta nella Grazia e nell’amore di Dio. La preghiera cadenzata durante la giornata e la settimana con tutta la famiglia, corrobora a saldare fermamente i principi cattolici. Ancora, riconosco il grande supporto che ci viene offerto di poter assistere ad approfondimenti di catechesi via Skype in questo periodo, ma in presenza in condizioni di normalità. Non ultimo cerco, con umiltà, di praticare le virtù che i precetti ci insegnano”.

MATTEO ORLANDO